mercoledì 1 marzo 2017

Un'avventura nei viaggi nel tempo - Intervista a Michele Dinicastro

Tramite il quotidiano che che dirigo, Barletta News ho avuto modo di intervistare l'autore Michele Dinicastro in merito alla sua ultima singolare pubblicazione:  “Viaggio nel tempo – Un’ipotesi possibile”. 
Michele Dinicastro
è conosciuto dal pubblico nazionale e internazionale in qualità di esperto di parapsicologia scientifica, etno-antroplogia e storia. Il saggio scientifico affronta uno degli argomenti più affascinanti e controversi di sempre, i viaggi nel tempo, conducendo una vera e propria indagine multidisciplinare in cui oltre a illustrare i risultati dei più autorevoli studi scientifici, ci conduce in un ulteriore viaggio  attraverso audaci progetti per la costruzione di specifiche macchine del tempo, esperimenti non convenzionali, alcune significative esperienze italiane e alcune delle più note bufale spazio-temporali.
Di seguito l'intervista.

Partiamo subito da una curiosità. Se ora avesse la possibilità di viaggiare nel tempo, quale sarebbe la sua prima tappa da crononauta?
Siccome sono anche un grande appassionato di storia medievale e locale, farei ovviamente rotta verso la Barletta dell’età di mezzo. Sceglierei l’era federiciana, perché certamente fra le più stabili e floride. Quest’epoca mi darebbe la possibilità di visitare i due quartieri fuori le mura, San Vitale e sant’Antonio Abate, che purtroppo vennero distrutti nel XVI secolo dai francesi e di apprezzare i tesori d’arte ed architettura religiosa che ospitavano. Potrei, inoltre, far visita ai Cavalieri Templari (e agli Ospitalieri) e vedere, così, la loro favolosa domus di San Leonardo con annessa chiesa. Lì ammirerei il mitico Pavilon, grandioso salone in cui avvenivano le cerimonie di ingresso nell’ordine dei nuovi cavalieri. Infine, potrei assistere all’arrivo in Puglia di San Francesco (1181-1226) e, spostandomi di qualche anno, dare un’occhiata al cantiere di Castel del Monte…
Alla luce di questa nuova pubblicazione, e soprattutto dopo anni di studi in materia, crede che la natura del tempo sia sempre e comunque ciclica o che magari sia stata “inventata” unicamente per soddisfare il bisogno di scandire i momenti di vita della collettività? Della serie, il tempo è un’illusione o è un elemento fisico percepito dall’uomo pur in assenza di un organo predisposto alla sua percezione?
È inevitabile che la ciclicità stagionale scandisca la nostra vita, influenzando la nostra percezione del tempo. Infatti, siamo soliti suddividere la nostra vita in anni, ovvero in unità di tempo che coprono singolarmente un intero ciclo stagionale completo. Tuttavia, la percezione cosciente del costante mutare dello scenario naturale su base stagionale e quindi di quel continuo divenire che chiamiamo tempo, cozza con le percezioni del nostro inconscio. Quest’ultimo, infatti, sembra non avere i limiti classici della temporalità, che vengono percepiti dall’uomo nell’immanenza. L’inconscio sembra effettivamente operare al di fuori di esso, suggerendo l’idea che il tempo possa, in fondo, essere solo un costrutto della mente conscia. Su queste contrastanti dinamiche formulo nel mio saggio una mia personale teoria.
Se – come del resto hanno sostenuto autorevoli scienziati come Igor Novikov – tornare indietro nel tempo per impedire che si realizzi un evento è impossibile, quale dovrebbe e potrebbe essere lo scopo dei cronoviaggi nel passato?
Per quanto mi riguarda, la principale utilità sarebbe costituita dalla conoscenza, ovvero dal recupero di informazioni su eventi e fatti storici malsicuri, verificando la nostra stessa storia ed appurando come effettivamente siano nate le religioni… Sarebbe, come comprende, una possibilità che aprirebbe le porte ad immensi allargamenti della nostra conoscenza sulla storia del mondo con inimmaginabili ricadute su storia, religione, politica, etica, morale, etc… Si aprirebbero le porte alla verità e, di conseguenza, alla più grande rivoluzione culturale (e non solo) di tutti i tempi.
Siamo da sempre portati a pensare che nell’Universo esistano altre forme di vita, così come abbiamo spesso pensato, se non addirittura sostenuto, che crononauti del futuro abbiano viaggiato a ritroso nel tempo per svelarci segreti e verità. Allora perché questi viaggiatori avrebbero dovuto celare le tracce della loro esistenza lasciandoci nel limbo di un rebus infinito?
Lei ha prima citato Novikov, quale fautore di una teoria che prevede l’impossibilità di mutare gli eventi del passato, come se vi fosse una naturale “protezione cronologica”, peraltro congetturata da molti altri scienziati. Ebbene, sembrerebbe che in effetti, se viaggiassimo indietro nel tempo, non potremmo cambiare la sequenza dei fatti già avvenuti, perché se lo facessimo potremmo ottenere, come sola conseguenza, quella di aprire nuove linee storiche di universo, parallele a quella principale ed immutabile. In altri termini, se viaggiatori dal futuro interagissero con noi, la loro interazione darebbe istantaneamente vita a un nuovo corso storico in cui la loro ingerenza sarebbe riscontrabile, lasciando, però, la nostra linea storica intonsa. Naturalmente, questa è solo una ipotesi, ma evita il realizzarsi dei famosi paradossi…
Se domani ci svegliassimo con la certezza che grazie alle attuali tecnologie – o perché no, grazie a varchi spazio-temporali – viaggiare nel tempo è un’impresa sicura e realizzabile, dunque non più un’ipotesi, quali crede sarebbero i rischi e le implicazioni a livello sociale, politico e magari anche ambientale?
Saremmo di fronte ad una rivoluzione di immane portata che cambierebbe per sempre il destino dell’umanità.
Pensa che un giorno l’uomo sarà in grado di liberarsi delle proprie restrizioni mentali riuscendo finalmente a “vedere” il tempo?
Purtroppo l’acquisizione di nuovi concetti, specie se rivoluzionari, presenta sempre esiti dolorosi, perché l’uomo tende ad adagiarsi sui ben più rassicuranti e meno faticosi concetti noti e accettati. E la scienza non fa eccezione… Thomas S. Kuhn (1922 – 1996), storico della scienza e filosofo statunitense, afferma, infatti, che la scienza procede per rivoluzioni, in quanto vincolata ai propri paradigmi. Nel suo famoso saggio intitolato “La struttura delle rivoluzioni scientifiche” egli evidenzia come “l’assimilazione di un nuovo genere di fatti richiede un adattamento […]; finché tale adattamento non è completo – finché la scienza non ha imparato a guardare alla natura in maniera differente – i fatti nuovi messi in luce non possono in alcun modo considerarsi fatti scientifici”. Stesso concetto fu espresso anche da uno dei più importanti fisici del ‘900, il premio Nobel Max Planck (1858 – 1947) “Una nuova verità scientifica non trionfa perché i suoi oppositori si convincono e vedono la luce, quanto piuttosto perché alla fine muoiono, e nasce una nuova generazione a cui i nuovi concetti diventano familiari!” (citato in T.S. Kuhn, The Structure of Scientific Revolutions). Ecco, quindi, che se la via maestra per conoscere la vera natura del tempo passa attraverso l’esplorazione della mente inconscia, allora dubito che la scienza moderna sia ancora pronta a compiere questo passo…
Nel libro afferma che la nostra capacità di percezione d’informazioni psichiche non sensoriali è soggetta all’effetto del “rumore sensoriale” ed ipotizza l’esistenza di un sistema di sincronizzazione cronologica tra mente conscia e mente inconscia, il quale può subire uno sfasamento percettivo a causa di fattori perturbativi. Può spiegarci meglio?
Le mie osservazioni m’inducono ad ipotizzare l’esistenza di una duplice interazione umana col tempo. Una determinata dalla mente conscia e legata alle dinamiche temporali del mondo sensibile ed una inconscia, per nulla limitata da direzionalità e flusso costante. Siccome le informazioni di carattere psi-cognitivo (telepatia e chiaroveggenza) “viaggiano” sempre per via inconscia, ecco che esse non sono affatto legate ai vincoli temporali citati, perciò possono giungerci prima o dopo l’evento che le ha generate. Ebbene, il processo di emersione della informazione è, a sua volta, influenzato dal rumore sensoriale che percepiamo durante gli stati di coscienza ordinaria, che è molto più forte della informazione psi-cognitiva, perciò a volte ne diveniamo coscienti solo in seguito, ovvero quando tale rumore sensoriale si abbassa. Ciò avviene quando siamo in uno stato di semideprivazione sensoriale, ad esempio durante il sonno e il sogno.
Come può un individuo rendersi effettivamente conto dell’esistenza del “tempo inconscio” in cui riuscirebbe a muoversi liberamente tra passato e futuro? Come si abbattono le barriere della psiche? È un’impresa possibile a tutti?
La ricerca parapsicologica scientifica ha già ampliamente provato che ciò è possibile ed ha pubblicato molti delle sue risultanze su riviste scientifiche indicizzate. Ad esempio nel 1989 lo studioso Charles Honorton e la psicologa Diane Ferrari presentarono una metanalisi di 309 studi pubblicati in lingua inglese sulla precognizione in test a scelta obbligata eseguiti tra il 1935 e il 1987 (Future telling: a meta-analysis of forced –choise- precognition, JP, Vol. 53, 1989) ed emerse come vi fosse 1 sola probabilità contro 10 miliardi di miliardi che il risultato fosse attribuibile all’aspettativa casuale. La possibilità di utilizzare tali capacità a piacimento è ancora studiata e taluni ricercatori suggeriscono speciali metodiche da mettere in pratica, ad esempio, durante quel particolare tipo di sonno in cui sappiamo che stiamo dormendo e va sotto il nome di sonno lucido. La nostra psiche non ha barriere, se non quelle imposte dalla mente conscia, ma con un giusto approccio tutti possiamo superarle, ecco perché ci sono i parapsicologi, per scoprire come fare e renderlo noto. Ciò nasconde il vero scopo della parapsicologia scientifica, quello di scoprire la vera natura dell’uomo…
Concludo ciclicamente con un’altra curiosità. Il suo libro è nato grazie a una scommessa con Alfredo De Giovanni. Alla fine il suo amico si è ricreduto?
Beh, più che una vera e propria scommessa la definirei una promessa… Alfredo mi invitava a scrivere un libro scientificamente documentato sul tema dei viaggi nel tempo e devo dire, a giudicare dal suo entusiasmo alla lettura del libro, che la mia fatica non è andata sprecata. Il suo giudizio è per me tanto più lusinghiero perché formulato da una persona con un solido background scientifico, che, peraltro, conosce molto bene le discipline che toccate nel libro

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